Recensione The damned United

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    Vista la mia passione per la lettura, soprattutto quella riguardante il nostro amato football, mi piacerebbe aprire una sezione dedicata alla recensioni dei libri che ognuno di noi ha letto su un tema ovviamente calcistico.
    La prima che inserisco è quella riguardante il romanzo "The Damned United" di cui uscirà il film in Italia il 3 luglio:


    THE DAMNED UNITED
    “The Damned United” è il romanzo di David Peace basato sul racconto dei famosi 44 giorni passati dal grande allenatore inglese Brian Clough alla guida del Leeds United Football Club nel 1974.
    Premetto che prima di aver letto questo bellissimo romanzo, non conoscevo nel dettaglio né la storia di Clough, né, in particolare, la storia di questi 44 giorni, e quindi non posso esprimere giudizi riguardanti la fedeltà di Peace nei confronti della realtà dei fatti nel descrivere certi episodi, certi aspetti del carattere di Clough, certi riferimenti a vari personaggi, tra cui calciatori famosi come Bremner, Giles e Mackay ed allenatori come Don Revie.
    Quello che so è che sono rimasto assolutamente affascinato dalla persona di Brian Clough, così come descritta nel libro, e dalla sua carriera da allenatore, oltre ad essere rimasto molto ben impressionato dal romanzo, che ho letto in pochi giorni con grandissima passione e curiosità.
    Non so come mai Peace abbia deciso di raccontare proprio quei 44 giorni in particolare, proprio i peggiori, dal punto di vista professionale dell’allenatore inglese, invece di raccontare i fantastici anni passati da Clough ad allenare il Nottingham Forest che ha guidato alla conquista del campionato inglese ed addirittura a vincere per due volte la Coppa dei Campioni, ma penso che lo abbia fatto proprio per cercare di capire cosa sia successo per fare in modo che il legame tra Brian ed il Leeds non potesse funzionare e per capire quali siano state le cause che hanno portato alle dimissioni del manager.
    Per un allenatore così bravo, che ha saputo portare ad importanti successi, piccoli club come Derby County ed, appunto, successivamente, il Forest, fu davvero strano il fatto che non riuscì a restare alla guida del Leeds che a quei tempi era la squadra campione inglese in carica, la squadra considerata più forte e con grandi campioni tra le sue file. Ma è stato interessante scoprire come un uomo di enorme successo abbia vissuto quei giorni nei quali i dirigenti ed i giocatori del Leeds non lo hanno saputo capire, ma soprattutto nei quali lui stesso per primo non era convinto dell’incarico che aveva accettato perché non sentiva sua quella squadra, non sentiva suoi quei giocatori, non sentiva suo il campionato appena vinto da Don Revie, l’allenatore che lo aveva preceduto e che aveva portato in alto il Leeds, non sentiva suoi quei tifosi, non sentiva suo quello stadio, non sentiva sua quella città.
    Nell’animo di Clough regnava l’incertezza ed il dolore per aver dovuto abbandonare il suo Derby County, i suoi giocatori, la sua gente, il suo titolo vinto. Solo a Derby si sentiva a casa. Inoltre a Leeds tutti erano rimasti attaccati al ricordo di Revie ed ogni confronto tra i due allenatori suscitava un certo sentimento di rabbia in Clough che di Revie non sopportava i metodi nell’affrontare le partite, i metodi “sporchi” secondo lui, di vincere le partite, e l’atteggiamento arrogante nei suoi confronti, dimostrato negli incontri infiniti tra il Derby ed il Leeds negli anni precedenti.
    Ogni sfida tra il suo Derby ed il Leeds era un’occasione per diventare una sfida personale tra lui e Revie, addirittura quando Clough ne prese il posto al Leeds volle cambiare tutto nel suo ufficio, dalla sedia alla scrivania, ma soprattutto i “dossier” su arbitri e squadre da affrontare; Clough voleva trasformare il Leeds in una squadra onesta, una squadra sì vincente, ma onesta e corretta, ma dentro di sé lo considerava sempre lo “sporco Leeds” ed il continuo riferimento a Revie diventa quasi un’ossessione. Anche con i giocatori, troppo legati a Revie ed abituati ai suoi metodi, il rapporto fu sin dall’inizio difficile, tanto che Clough disse loro di dimenticare tutto quello che avevano vinto fino a quel momento, perché lo avevano vinto con l’imbroglio, e che il suo obiettivo era quello di vincere, ma secondo il suo stile e non secondo lo stile di Revie, il cui nome non doveva essere mai più pronunciato.
    Il romanzo racconta uno alla volta ogni singolo giorno dei 44 che Brian passò nella Società dello Yorkshire, in prima persona, infatti è proprio lui, Brian Clough, nell’immaginazione dell’autore ,che parla, che soffre, che si emoziona, che si racconta, che esterna le proprie paure e preoccupazioni, ma anche le sue gioie e le sue speranze. La particolarità del romanzo sta nel fatto che mentre vengono raccontati i giorni al Leeds, ci sono anche i ricordi di Clough, brutti, verso la fine prematura della sua carriera da calciatore ,comunque positiva con ben 251 gol in 274 partite, seppur in seconda divisione in squadre come Boro e Sunderland con il quale ottenne una promozione in prima divisione , a causa di un grave infortunio per il quale soffrì moltissimo, e belli, verso l’inizio della sua carriera da allenatore, cominciata molto presto all’Hartlepools e continuata con i successi alla guida del Derby County, nel quale non era solo un semplice allenatore, ma molto di più per la squadra e per la città, era un simbolo, era Cloughie.
    Quindi mentre ci si trova a leggere la sofferenza e l’insofferenza di Clough nei suoi giorni a Leeds, ci si immerge all’improvviso, invece, nei giorni dapprima felici in cui allenava il Derby e vinceva con il Derby e poi tristi nei giorni che seguirono il suo addio ai Rams.
    I ricordi di Clough al passato sono molto frequenti in quei 44 giorni e spesso i fatti narrati vengono collegati ad altri episodi riguardanti i tempi in cui era calciatore prima ed allenatore poi. Anche alcuni personaggi sono collegati al passato, come per esempio Stokoe che era in campo il giorno del brutto infortunio di Clough ed era in panchina ad allenare il Sunderland contro il suo Derby, il già citato Don Revie, e poi il costante riferimento a Peter Taylor, grande amico e collaboratore di Brian, compagno nei giorni ad Hartlepools, Derby e Brighton. Ma fu proprio quando Clough decise di lasciare il Brighton per accettare le offerte del Leeds che Peter decise di non seguirlo e di abbandonarlo. La scelta di Brian di lasciare dopo una sola stagione il Brighton sembrò infatti all’amico una decisione scorretta nei confronti del presidente Mike Bamber che aveva creduto in lui anche quando, dopo il licenziamento dal Derby County, la sua carriera da allenatore sembrava seriamente compromessa a causa anche di sue dichiarazioni in televisione contro la FA ed a causa delle voci messe in giro da Longson, presidente del Derby, circa il suo brutto carattere ed il suo modo di gestire la squadra.
    Anche la nazionale inglese sembrava snobbarlo per gli stessi motivi, tanto che quando Alf Ramsey venne licenziato, il nome di Clough, che in quel momento allenava il Brighton in terza divisione, non comparve nemmeno tra i possibili candidati alla successione, ma venne nominato, ancora lui, Don Revie. Il capitolo nazionale si collega al passato ed al difficile legame tra il “dannato” Clough e l’Inghilterra; così come non venne preso in considerazione per allenare la nazionale del suo paese, cosa che lo avrebbe riempito di orgoglio, non venne preso molto in considerazione nemmeno da calciatore. Non gli bastarono i tanti gol segnati. Ma i motivi di maggiore rimpianto per lui derivavano dall’abbandono di Peter, soprattutto nei giorni infelici a Leeds, un vero tormento per Clough che tentò anche di convincerlo a tornare con lui, ma inutilmente. Spesso in quei tristi giorni i ricordi di Brian vanno al vecchio amico fidato con il quale spesso si era anche scontrato, ma che alla fine rimaneva sempre il suo unico vero amico, compagno di mille battaglie, ma allo stesso tempo traditore.
    Un’altra figura importante nel romanzo è rappresentata dalla moglie di Brian: mai descritta nel dettaglio e mai protagonista, ma la sua presenza si sente ed anche molto in ogni decisione del marito, in ogni momento difficile, in ognuno di quei momenti, nella vita di un uomo, in cui l’unica persona che veramente si vorrebbe accanto è la persona che si ama, e la persona da cui ci si sente amati.
    Il libro ci aiuta a capire soprattutto l’aspetto umano, piuttosto che quello da allenatore, di Brian Clough, un personaggio certamente importante nella storia del calcio inglese, uno che parlava in faccia a tutti, uno che ebbe il coraggio di definire “bastardi” i dirigenti e la squadra della Juventus che eliminò il suo Derby in semifinale di Coppa dei Campioni in modo quanto meno sospetto, viste certe decisioni arbitrali, uno che era diventato anche un opinionista televisivo, visto quanta era ormai la sua popolarità e visto quanto la gente lo ascoltava e lo seguiva.
    Per lui folle intere si muovevano in cortei di protesta quando venne licenziato dal Derby, per lui i suoi giocatori erano pronti a scioperare per riaverlo come allenatore, ma alla fine non bastò e quando decise di andare al Leeds solo la famiglia gli restò accanto, ma lui, in quella città, si sentiva maledettamente solo e contro tutto e tutti. Molti anni più tardi, purtroppo, ma questo non è nel libro, riuscì anche a riunire le tifoserie rivali di Forest e Derby che vollero dargli il proprio addio dopo la sua tragica morte.
    Secondo il mio modesto parere Clough è stato veramente uno dei più grandi personaggi del calcio, tanto da meritarsi statue e riconoscimenti a Middlesbrough, Derby e Nottingham, non soltanto per essere riuscito a portare successi importanti due club poco blasonati, ma anche per aver saputo sempre dire quello che pensava andando sempre contro, se ce n’era bisogno, e mantenendo un ideale di calcio pulito, onesto e sincero.
    Penso che a Leeds molti rimpiangano quei 44 giorni e che avrebbero voluto vedere Clough alla guida dello United per molto più tempo.Questo però è il destino di questo tipo di persone: persone che dicono quello che pensano senza preoccuparsi delle conseguenze, persone che pur di mantenere il proprio orgoglio sono disposte a rischiare, persone che amano il calcio vero, quello fatto di passione, lealtà ed impegno e che purtroppo, a volte, il calcio non capisce, così come successe in quei famosi 44 giorni.




    Questa è la mia seconda recensione, per chi ha la pazienza di leggerle....
    Vi avviso, sto finendo di leggere "Il mio anno preferito", quindi preparatevi alla terza recensione, mentre il libro in assoluto più bello, "Le reti di Wembley" è talmente stupendo che ve lo dovete leggere di persona!!!!!!!!!!


    NOI SIAMO IL WIMBLEDON
    Da parecchi anni ormai seguo con passione il calcio inglese ed in particolare l’Arsenal, ma solo dopo aver letto questo fantastico libro scritto da Stefano Faccendini, posso dire di conoscerlo veramente. Questo perché il calcio inglese è fatto di tante storie, di tanti episodi, di piccole squadre e di piccole tifoserie che però sanno rendere grande questo sport in Inghilterra. La televisione ed i giornali, è vero, danno ormai molte informazioni sul calcio inglese, ma, diciamo così, solo quello d’elite, quello che “conta”. E’ facile ormai sapere tutto su Arsenal, Liverpool, Manchester e Chelsea, ma questo calcio è fatto anche di squadre come l’FC United of Manchester e come l’AFC Wimbledon. Sicuramente fino a quando non si conosce la storia dell’AFC Wimbledon in particolare, non si può dire di sapere fino dove può arrivare il calcio d’oltre manica grazie alla passione ed all’amore dei tifosi.
    La storia dell’AFC Wimbledon è infatti veramente appassionante e densa di significato, densa di emozioni, emozioni vere, una storia di tifosi, di tifosi veri. Questa è una di quelle vicende, magnificamente descritta ed ottimamente spiegata in ogni particolare dall’autore, che riempiono il cuore e che fanno inevitabilmente innamorare di questo club, di questi meravigliosi tifosi e di questo sport.
    E’ facile tifare per le grandi squadre che vincono, che comprano e vendono campioni, che pagano esorbitanti stipendi, che riempiono gli stadi di tifosi veri, ma anche di tifosi, o clienti, come li definisce Faccendini, attratti dallo spettacolo del calcio, dagli stadi moderni con comode poltroncine, con negozi pieni di gadgets di ogni tipo, con ristoranti e “director box”, ma non dalla fede verso i colori della propria squadra del cuore.
    Questo non significa che tifare per squadre importanti sia sbagliato, io stesso tifo per l’Arsenal, non per scelta, ma per amore, perché quando una squadra entra nel cuore di un tifoso non c’è niente da fare, che sia una squadra vincente e famosa o che sia una squadra piccola che milita in categorie inferiori, quella è la sua squadra. Si possono però avere delle simpatie e delle passioni anche verso altri club, magari proprio perché si resta colpiti da storie particolari, da episodi curiosi. Leggendo questo libro ho capito quanto possa essere bello tifare anche per una squadra che gioca per degli obiettivi meno importanti forse, ma che gioca con impegno, che non vince Champions League, che non ha fuoriclasse strapagati, ma ha un cuore grande, rappresentato dai suoi tifosi. Tifosi, nel caso dell’ AFC Wimbledon, che pur di restare fedeli ai colori gialloblu, che pur di mantenere la propria squadra nel loro quartiere originario, hanno rinunciato alla Football League ed hanno preferito fondare e finanziare un club semiprofessionistico costretto a ripartire dai bassifondi della piramide calcistica inglese.
    Ammiro questa gente e mi piacerebbe far parte di un tifo così forte, più forte di tutto e di tutti. Sono convinto che la tifoseria dei gooners sia fedele ed appassionata allo stesso modo e che sarebbe pronta a seguire l’esempio dei Wombles se, mi auguro di no ovviamente, si dovesse trovare un giorno nella stessa situazione, ma forse per il contesto più piccolo e per i fatti accaduti, trovo i tifosi dell’ AFC Wimbledon davvero unici e fantastici. Lo so, non sarò mai uno di loro, io non ho sofferto come loro, io non ho combattuto come loro, io non ho tifato come loro magari sotto la pioggia in una partita della Combined Counties League, io non ho contribuito alla rinascita del club, io non ho contestato la dirigenza nei momenti difficili, ed io ho scoperto solo ora la loro storia e mentre loro lottavano per far sopravvivere la loro squadra io me ne stavo beatamente in Italia a guardarmi i mondiali di Corea e Giappone senza minimamente pensare a quello che stavano passando. Però la loro storia mi ha talmente appassionato che rimpiango il fatto che a quei tempi ancora non conoscevo così bene il calcio inglese, ancora non mi appassionavano queste storie di queste piccole realtà, ma mi interessava solo sapere chi avrebbe vinto la Premier, la Champions, i Mondiali o il Pallone d’Oro.
    Adesso seguo con passione tramite internet il calcio inglese cosiddetto “inferiore”, ma non sarà mai come assistere ad una partita dal vivo, magari al Kingsmeadow, lo stadio in cui ora giocano i “Wombles”… certo, come sono già stato all’Emirates Stadium parecchie volte, così potrò anche andare lì ogni tanto, ma non certo a tutte le partite, come invece fanno sicuramente i tifosi veri. Ma questo è purtroppo il limite di noi italiani tifosi di squadre inglesi…
    Sicuramente ci sono altre storie interessanti nel calcio inglese, ma quella del Wimbledon è davvero particolare ed affascinante (dal nostro punto di vista, per i tifosi immagino sia stata una storia per certi versi “tragica” dal punto di vista sportivo, ma anche emotivo), perché è stato un club che ha sempre sofferto, e anche quando dopo tanti anni di storia è riuscito a raggiungere con meriti puramente sportivi l’ “Olimpo della Premier” ed addirittura a vincere una storica, fantastica e memorabile FA Cup ha dovuto arrendersi, ma non per demeriti sul campo, ma per colpa di gente ricca e senza scrupoli che non ha esitato ad anteporre i propri interessi a quelli del club e dei suoi tifosi, calpestando i loro sentimenti.
    Il Wimbledon FC ha dovuto arrendersi con la fondazione da parte di queste persone del nuovo club con sede a Milton Keynes, ma i suoi tifosi no, i suoi tifosi non si sono arresi e, anzi, hanno cominciato a lottare con tutte le loro forze, ed alla fine sono riusciti ad ottenere un risultato fantastico: la loro squadra, da loro stessi fondata e gestita, è quindi tornata a casa (anche se non proprio a Merton, ma lì vicino a Kingston) , niente Milton Keynes, niente Selhurst Park (dove avevano dovuto giocare dopo la vendita del loro stadio, il Plough Lane), niente fusioni con altri club, ma solo AFC Wimbledon!!! Loro non si sono mai arresi ed hanno dimostrato come la passione possa battere i soldi ed il potere, la passione dei tifosi, questo fa diventare il calcio uno sport bellissimo, questo e solo questo. Oggi il Kingsmeadow è sempre pieno e l’entusiasmo, dopo l’ennesima promozione appena ottenuta che porterà l’AFC Wimbledon nella Conference National, e quindi ad un passo dalla Football League, è alle stelle e la squadra ha mantenuto il suo spirito combattente di sempre, come quello che contraddistingueva il Wimbledon FC in Premier League, qualche anno fa quando era conosciuto come la “Crazy Gangs”. Chissà , forse il giorno in cui potranno incontrare il MK Dons (la squadra che ora gioca a Milton Keynes) non è poi così lontano…
    Di questo libro mi ha anche incuriosito il fatto che l’autore sia italiano; ho quindi capito, con grande piacere, che come me ci sono tanti altri italiani che, stanchi di un calcio, il nostro, ormai interessato solo al business, solo alle vittorie, ai soldi, al gossip ed alle polemiche arbitrali, si rifugiano in questo calcio, totalmente diverso da quello a cui eravamo abituati e nel quale si possono trovare “favole” come quelle dell’AFC Wimbledon. Mi complimento con lui e lo ringrazio per avermi fatto conoscere questa storia, questa squadra e questi tifosi: per me è stato molto importante.
    Per concludere consiglio a tutti coloro che ancora non lo abbiano fatto, di leggere questo libro, di farlo subito, di farlo con passione e di farlo per capire veramente cosa può rappresentare il calcio inglese e cosa può significare amare con tutto il cuore la propria squadra. Sono sicuro che nessuno resterà deluso e che se l’AFC Wimbledon esiste lo deve ai propri tifosi e che per continuare ad esistere ha bisogno di nuovi appassionati, ha bisogno di tutti coloro che credono in questo calcio, non nel calcio dei ricchi e dei potenti, ma nel nostro calcio, nel calcio dei tifosi.
    Una frase del libro che mi è rimasta impressa è stata pronunciata da uno di quei tifosi, uno di quei tifosi che non si è mai arreso, quando, rispondendo a precisa domanda disse che non poteva scegliere tra cosa preferisse tra il fallimento del Wimbledon Fc e lo spostamento del club a Milton Keynes, perché per lui erano la stessa cosa e rappresentavano entrambe la fine della sua squadra del cuore.
    “Football is nothing without fans” - Jock Stein (1922-1985)
    Sergio

     
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  2. benglenton
     
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  3. arsenal4ever1985
     
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    Ottima idea.
    Sapevo del libro su Clough perchè lessi l'articolo nell'ultimo numero di Mr Football,tipo diretto,rigoroso ma al tempo stesso grande mediatore non c'e che dire
    Entusiasmante il fatto che esca il film anche in Italia,davvero un bel trampolino per il movimento,anche se sarà da valutare l'impatto del progetto sulla massa,l'ottanta percento non sa neppure chi sia Clough..

    A questo punto sarò costretto a vedere prima il film e poi ritagliarmi lo spazio per il libro!

    Edited by arsenal4ever1985 - 9/6/2009, 22:23
     
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    "History Man"

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    Excellent job, mate. Non dimenticare però che nel 1988 la Crazy Gang (così chiamata dal mitico telecronista John Motson) ha battuto il Pool in finale di FA Cup con gol di Lawrie Sanchez (ex disatroso allenatore del Fulham) e rigore parato da Dave Beasant, che era un ragazzotto simpatico prima di andare al Chelsea...
     
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    Invito anche altri a scrivere o a consigliare altri libri sul calcio inglese. Rob, Bengleton e Mr Wolf... chi ha orecchie per intendere, intenda.
     
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  6. gunner89
     
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    Voglia di farne la recensione ZERO ! Però alla Fiera del Libro di Torino ho trovato un gran libro, dal titolo molto attuale, all'indomani della semifinale di CL.

    "La mia vita rovinata dal Manchester United" di Colin Shindler

    la vita di un citizen blue di manchester immerso nel mondo united nel suo massimo splendore.
    Poetico alla febbre a 90, ironico, ispirato da quel fascino eterno del perdere sempre e dall'arroganza dello strapotere imbattibile
     
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    Grazie del consiglio!
     
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  8. arsenal4ever1985
     
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    Guardate questa anteprima di immagini tratte dal film
    http://www.comingsoon.it/foto.asp?key=47238
    Fango,cotone e tracktop Admiral :B):
    Questo il trailer in inglese
    https://www.youtube.com/watch?v=HcE88yMik_U&feature=fvw
    Questo il discorso di Brian al suo primo giorno a Leeds,generale Clough,senza giri di parole,invita i giocatori del Leeds,tanto vittoriosi in quel periodo,a gettare nel''beeep''tutte le medaglie e gli onori :D
    https://www.youtube.com/watch?v=dYBj_qAJtRA
    Ultima perla,Clough a colloquio con i suoi Rams negli spogliatoi del Baseball Ground..
    https://www.youtube.com/watch?v=Xp_0ITy8nrk&feature=channel

    L'uscita è prevista per il 31 Luglio però e non il 3,come precedentemente pensavamo

    Edited by arsenal4ever1985 - 29/6/2009, 16:29
     
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  9. RobDenton
     
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    https://www.youtube.com/watch?v=L2sclYmrrqA
    trailer in italiano..
    io sto leggendo il libro nel frattempo
     
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  10. arsenal4ever1985
     
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    CITAZIONE (RobDenton @ 29/6/2009, 16:31)
    https://www.youtube.com/watch?v=L2sclYmrrqA
    trailer in italiano..
    io sto leggendo il libro nel frattempo

    Ottimo c'e già anche il trailer in italiano!
    Un mistero però perchè in italiano Clough lo pronunci''Clof'' :D
     
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    Bello, peccato solo che esca il 31 e non il 3, ero già pronto a godermelo!
     
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    Sono riuscito a comprare in Scozia il dvd di "The damned United"!!!
    In Italia non è ancora uscito al cinema (forse il 25 settembre)...
    L'ho guardato: bellissimo ovviamente, come me lo aspettavo.
    Grande interpretazione di Sheen, bellissime ambientazioni anni 70, spezzoni di partite con pioggia e fango, viene dato molto risalto all'amicizia tra Clough e Peter Taylor, ma soprattutto alla rivalità con Revie.
    L'unica nota negativa è che secondo me è troppo corto!! Mancano alcuni fatti descritti nel libro di Peace e viene dato poco spazio alla vittoria in campionato del Derby. Ma forse è x il fatto che è un film talmente bello che avrei voluto che durasse altre 3 ore!!!
     
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  13. PaoloAsnl_07
     
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    Confermato: uscirà 22 Gennaio 2010 nelle sale italiane.
    Qui intanto immagini, spezzoni, curiosità: http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=58055
     
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  14. Gooner_Rob
     
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    E' in programmazione in questi giorni su sky, io l'ho visto ieri sera e pare ci sia ancora oggi alle 14:
    http://guidatv.sky.it/guidatv/programma/fi...ed_178348.shtml
     
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  15. 4max
     
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    CITAZIONE (Gooner_Rob @ 15/10/2010, 11:28)
    E' in programmazione in questi giorni su sky, io l'ho visto ieri sera e pare ci sia ancora oggi alle 14:
    http://guidatv.sky.it/guidatv/programma/fi...ed_178348.shtml

    l'ho visto anche io l'altro ieri.. devo dire che è bello e fatto bene..
     
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14 replies since 8/6/2009, 21:42   270 views
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